Finest / Lara di Vicenz

Head of Marketing

Qual è stato il tuo percorso fino ad assumere questo ruolo in azienda?

Il mio percorso è iniziato specializzandomi in marketing e comunicazione aziendale all’Università di Trieste, con una tesi sulla comunicazione bancaria e un case study su un istituto di credito internazionale, presente sui principali mercati dell’Europa centro orientale e balcanica, dove, grazie ad una borsa di studio, ho maturato la mia prima esperienza professionale significativa all’interno dell’ufficio marketing. Durante l’Università ho trovato impiego nelle pubbliche relazioni, in particolare negli uffici stampa e nel mondo delle fiere e dei convegni. Dopo la laurea ho lavorato in una importante realtà che si occupa di organizzazione di eventi internazionali, per poi approdare in Finest, dove ho portato la mia esperienza ormai trasversale sui diversi ambiti del marketing e dove ho avuto l’opportunità di crescere negli anni, acquisendo una competenza specifica sul settore finanziario e internazionale.

Che cosa ne pensi dei social media nel mercato finanziario?

Al giorno d’oggi sono uno strumento imprescindibile, purché utilizzati in maniera coerente con la realtà aziendale, il target di riferimento e gli obbiettivi commerciali e di immagine che si vuole ottenere. Consentono di essere tempestivi e di dare visibilità al brand in maniera più smart. In ambito finanziario in particolare, aiutano ad accorciare le distanze con l’audience, a vestire meglio il prodotto e ad uscire da quegli schemi comunicativi rigidi e standardizzati tipici del settore. Nel caso specifico di Finest, che oltre ad essere una finanziaria è prima di tutto un’istituzione con finalità pubbliche, grazie ai social riusciamo anche a coltivare una cultura dell’internazionalizzazione per le aziende interessate ad espandersi all’estero: è una comunicazione di servizio, che sostiene le aziende nelle loro scelte e, dal punto di vista del marketing aziendale, contribuisce allo sviluppo della brand awareness.

Quale social è più adatto alla vostra realtà e quale meno?

LinkedIn è certamente il social più coerente con le nostre strategie comunicative: ci consente di parlare direttamente al cuore delle aziende, soprattutto agli amministratori, ai manager e ai CFO, riuscendo a targettizzare al massimo il nostro messaggio. Usiamo anche Twitter, dove però abbiamo un target differente, principalmente costituito da organi di stampa, stakeholders istituzionali e il mondo della politica, intesa principalmente come gli amministratori tecnici e locali appartenenti al nostro territorio di riferimento. Abbiamo un canale YouTube, anche quello utilizzato con scopi e target differenti e specifici: è dedicato prevalentemente all’e-learning, proprio per assolvere alla funzione di pubblico interesse di cui parlavo prima, creando contenuti di valore che accrescano le competenze delle nostre aziende. Facebook è lo strumento più generalista, lo utilizziamo in Finest perché è giusto esserci ed è sempre un terreno su cui dare visibilità al brand. I social che non fanno proprio per noi sono Instagram e Tik Tok: il primo perché la nostra comunicazione si basa molto poco sulle immagini ed il secondo perché incoerente con la nostra strategia di posizionamento.

I dati dimostrano che avere un numero di follower basso lede l’immagine del brand, cosa ne pensi?

Sono abbastanza d’accordo: sui social media il numero dei follower è il più immediato KPI per determinare l’interesse dei contenuti che condividi ed è il primo biglietto da visita per chi entra sulle tue pagine e deve scegliere se vali il suo tempo di attenzione. Tuttavia, ricordo che Finest non ha un target generalista, non vendiamo beni di primo consumo ma siamo una istituzione finanziaria ad altissimo know how, con un target relativamente di nicchia e con altrettanto know how: per noi è fondamentale avere una fanbase coerente con la nostra attività. Eseguiamo puntualmente analisi sulla nostra audience, sappiamo che è composta quasi esclusivamente da professionisti e aziende del Triveneto o dei Paesi esteri di nostra competenza, da funzioni di vertice nelle istituzioni locali, nazionali e internazionali e in generale da stakeholders qualificati. Desideriamo continuare a crescere in questa direzione, confortati dal fatto che pochissimi smettono di seguirci, abbiamo un indice di drop bassissimo, mentre i follower crescono quotidianamente, a ritmi lenti ma costanti.

Quali sono i progetti di comunicazione aziendali futuri?

Stiamo lavorando ad un sistema di DEM con contenuti altamente qualificati, una via di mezzo tra un direct marketing via email e una comunicazione one- to-one. Un progetto che non ha nulla a che vedere con le newsletter aggressive che finiscono nello spam, quanto piuttosto un servizio periodico che ci consenta di trasmettere messaggi più articolati di un post e con una permanenza maggiore rispetto al feed e allo scrolling che caratterizza i social media. Con questo servizio desideriamo fornire informazioni selezionate sui mercati e sui trend economici, mettendo in contatto le aziende anche con altri attori del mondo dell’internazionalizzazione e creando quasi un house organ di settore, un magazine dedicato ad un club ristretto di stakeholders. È uno strumento coerente con l’immagine che stiamo cercando di costruirci, quella di “specialisti per l’internazionalizzazione” delle imprese del Triveneto.