GPI Group / Manlio Milazzi

Digital Marketing Specialist

Qual è la tua visione del marketing in relazione al ruolo in azienda?

GPI non è una realtà monodimensionale. Siamo una multinazionale IT fortemente orientata al mondo Care e quindi a tutti quei servizi e soluzioni digitali destinati alla sanità pubblica e privata. Nel nostro DNA però ci sono verticalità importanti – penso al mondo dei pagamenti elettronici o dell’automazione per la farmacia – legate a dinamiche assimilabili a un mercato B2B più “tradizionale” se non addirittura B2C: scenari dove la correlazione tra l’azione di marketing e l’acquisto del prodotto è più delineata rispetto al nostro mercato principale. Il marketing in un’azienda come la nostra deve essere una funzione distribuita. Non solo una proprietà della direzione marketing vera e propria ma una responsabilità e una visione condivisa con i product manager, con le business unit, con l’AD stesso da cui partono le linee strategiche di base su cui si costruiscono gli obiettivi di business. In questo scenario il ruolo del marketer è duplice. Da un lato lavora per supportare gli obiettivi di business e per approfondire la conoscenza del mercato, dall’altro lato deve essere capace di vestire i panni del divulgatore all’interno della sua stessa azienda. Ancora oggi infatti, in molte aziende è necessario costruire quella cultura di marketing che, solo quando è condivisa da tutta l’azienda, permette di attivare le sinergie necessarie al marketer per mettere a terra (e a frutto) i progetti. Come dire: il marketing non è prerogativa esclusiva dell’ufficio marketing.

Che cosa ti ha portato a perseguire un percorso legato all'ambito della comunicazione?

Ho frequentato il liceo classico e all’università mi sono iscritto a lingue e letterature straniere. Sono un consumatore di musica, libri, film. Mi definisco un “umanista” al 100%. Poi però coltivo da sempre una passione per il mondo IT e le tecnologie digitali in generale. Non vedo necessariamente una dicotomia tra i due ambiti. D’altra parte il linguaggio non è alla base dell’informatica? Detto questo, non posso dire di aver seguito un percorso specifico nella comunicazione e di fatto, oggi, il mio ruolo in GPI è assimilabile a un project manager con competenze di comunicazione e digital marketing, condite da un forte elemento tecnico derivante da trascorsi di sviluppatore web e sistemista.

Quale social è più in linea con il vostro modello di business e quale meno?

LinkedIn perché, negli ultimi anni, ha perso l’orientamento esclusivo al recruiting e si è trasformato in un punto di riferimento del mondo b2b in generale. È il contesto giusto in cui GPI può esprimere il proprio valore, sicura di trovare gli interlocutori giusti anche grazie agli strumenti che la piattaforma dedica alla comunicazione aziendale: dall’offerta, al mondo HR all’attività di vendita e promozione che è possibile condurre sulla stessa piattaforma. Forse, la piattaforma più lontana dalle nostre esigenze è TikTok. Sembra rappresentare un segmento distante dal nostro e con linguaggi completamente diversi. Non è detto però che questa sia una condizione permanente, anzi.

Quale importanza attribuisce ai social media la vostra azienda?

GPI è un’azienda in forte crescita. L’adozione di nuove modalità di relazione con i nostri stakeholder e l’assimilazione di nuove tecnologie e strumenti nelle nostre strategie di marketing è ovviamente influenzata da questa progressione. Di conseguenza l’attenzione al mondo digitale e ai SM cresce progressivamente così come l’ingaggio della funzione marketing da parte delle business unit aziendali interessate a costruire strategie orientate a questi canali. Sul lato corporate, oggi la nostra attenzione è rivolta principalmente al mondo LinkedIn che per noi costituisce una risorsa di comunicazione imprescindibile e sulla quale stiamo investendo sia per consolidare la presenza del Gruppo, sia per costruire la giusta cultura aziendale, che è fondamentale per la buona riuscita di questi progetti.

Le piattaforme social sono uno strumento professionale in continuo cambiamento, hai mai collaborato con professionisti di questa disciplina?

Certamente, sia direttamente che indirettamente seguendo corsi e seminari. Lo scenario è troppo vasto e complesso e soprattutto in continua evoluzione. Il confronto anche con chi proviene da settori diversi è fondamentale e sempre arricchente.

Come pensi di sviluppare la comunicazione aziendale-digitale per il futuro?

La sfida più grande è raccontare in modo efficace il valore di un’offerta che è unica sul mercato. Per questo stiamo realizzando dei prodotti editoriali digitali che hanno lo scopo di raccontare la visione che GPI esprime sulla sanità quando realizza soluzioni che abilitano modelli sostenibili anche grazie all’innovazione digitale. A questo proposito, stiamo per uscire con un progetto dedicato al tema del Population Health Management, oggi più che mai attuale e su cui GPI esprime una visione estremamente chiara. Si tratta del primo passo verso un sistema di contenuti tematici, costruiti sulle direttrici strategiche di sviluppo dell’azienda.